Il 9 luglio una tavola rotonda su “Cannabis terapeutica e diritto alla salute” apre la seconda giornata del Festival Calabria in Fiore. Anni di campagna di disinformazione contro la cannabis hanno generato tabù e pregiudizi contro la pianta e contro chi la difende. Poiché la cannabis è una pianta estremamente versatile e multifunzionale, molti settori hanno sofferto per la sua messa al bando. In campo medico e farmacologico però la cannabis è troppo importante per poter aspettare che la classe politica si risvegli da questo sopore bigotto. Il dibattito ospiterà diversi esperti e professionisti per offrire una prospettiva trasversale: il dott. Lorenzo Calvi, medico chirurgo specialista in Anestesia, Rianimazione e Terapia del Dolore, e in Etnofarmacologia; i consiglieri regionali Amalia Bruni e Ferdinando Laghi; Giancarlo Statti, docente del Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione; Giuseppe Battafarano, biotecnologo medico e informatore medico di Cannabiscienza e Florinda Vitale, vicepresidente di Cannabis Cura Sicilia.
Non molti sanno che in Italia, dal 2006, qualsiasi medico può prescrivere la Cannabis. Infatti, si legge sul sito del Ministero della Salute, “i medici possono prescrivere preparazioni magistrali, da allestire da parte del farmacista in farmacia, utilizzando Dronabinol o sostanza attiva vegetale a base di cannabis ad uso medico”. Anche se il DM del 9/11/2015 prevede che la prescrizione di cannabis ad uso medico sia possibile solo in una serie di casi citati anche sul sito del Ministero (come l’impiego nel dolore cronico e di quello associato a sclerosi multipla e a lesioni del midollo spinale oppure nella nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV) e le prescrizioni si effettuano quando le terapie convenzionali o standard sono inefficaci. Inoltre, poi a causa della mancanza di preparazione professionale da parte di medici e farmacisti, e ad una diffusa ignoranza rispetto alla materia, non solo è difficile accedere alle cure ma bisogna lottare perché venga riconosciuto e garantito il diritto alla salute. Proprio in provincia di Cosenza, a Paola, un giovane di 25 anni, malato di fibromialgia, è imputato in un processo a causa di due piante di marijuana.
Per la Cannabis Terapeutica, in Italia sono possibili varie preparazioni, dalle infiorescenze, alle resine o estratti oleosi, o alle capsule ad uso orale. Se la prescrizione non è rimborsata dal Servizio Sanitario Regionale per accedere al farmaco basta una ricetta medica non ripetibile, c.d. ricetta bianca, che può essere redatta da qualsiasi medico iscritto all’Ordine, ma purtroppo si soffre anche la carenza di prodotto. Le farmacie provvedono all’acquisto, all’allestimento dei preparati e alla distribuzione della Cannabis Terapeutica, (tenendo conto delle differenze legislative tra le varie regioni italiane). La Cannabis che produciamo non basta a soddisfarne il fabbisogno nazionale, stimato di 300 kg all’anno, e le importazioni sono calate a causa del fallimentare tentativo di produrla. In Italia fino ad oggi è stato l’Istituto Militare di Firenze a farlo, o ci ha provato, l’esercito non si è dimostrato infatti troppo esperto nella coltivazione. Il progetto è stato avviato nel 2015 ma solo tra il 2016 e 2017 l’Istituto è riuscito a produrre il primo raccolto di circa 20/30 kg di cannabis (di pessima qualità, ndr), spendendo circa 1 milione e 600 mila euro e senza produrre risultati soddisfacenti. Intanto resta l’urgenza per tutti i malati che seguono terapie a base di cannabis in Italia, e di quelli che ancora aspettano.
Sabato 9 luglio alle ore 18 al DAM dell’Università della Calabria (Rende, CS), professionisti di diversi settori si confronteranno per analizzare le criticità legate alla carenza della terapia, alle difficoltà nel reperire medici prescrittori e farmaco e alla percezione sociale per proporre alternative più efficaci e realistiche rispetto a bisogni abbondantemente espressi e rilevati.